Che forma ha il nostro habitat?

Sarà che si avvicina la fine dell’anno, del contratto, dell’abbonamento in palestra, etc. ed eccomi a ragionare un’altra volta su un tema noto a molti: il cambiamento.

Siamo una generazione di precari: a progetto nel lavoro, instabili in amore, volatili negli interessi, ballerini nelle relazioni…

Eppure siamo nati CHIOCCIOLA.nature-750344_640

Il nostro mondo era fatto di semplici elementi di base:

  • LA FAMIGLIA: Siamo stati educati credendo nel valore della famiglia, nel rispetto degli adulti, nell’amore incondizionato verso tutto il parentado fino all’ottava generazione.
  • L’ISTRUZIONE: Abbiamo studiato Orazio, Kant, Virgilio, il Teorema di Pitagora, l’analisi logica e del periodo, senza cercare escamotage o scorciatoie, al massimo festeggiando al ritrovamento sul Rocci di una mezza frase già tradotta della versione di greco.
  • LA CARRIERA: Siamo andati avanti credendo che si poteva aspirare ad una carriera superiore di quella dei nostri genitori alla nostra età, consapevoli del sacrificio che avevano fatto per darci l’opportunità di studiare.
  • LE RELAZIONI: Siamo cresciuti tra scout, catechismo, amici del mare, pizza il sabato sera coi compagni di classe, coprifuoco a mezzanotte e piccole conquiste sofferte come il motorino a 15 anni o la macchina la sera per uscire con gli amici.
  • L’AMORE: Ci vedevamo al fianco dell’uomo o della donna della nostra vita (e per tutta la vita!!) già prima dei 30 anni, nella casa del Mulino bianco con 2 pargoli a fare colazione con le macine in cucina.

Cosa è cambiato da allora? Cosa è successo?

  • LA FAMIGLIA E L’ISTRUZIONE: si sono diffusi gli studenti fuori sede, che da studenti diventano lavoratori. A questo si è aggiunto l’erasmus, l’esigenza di imparare le lingue, di fare il master post laurea o un’esperienza lavorativa all’estero. E così ci siamo trovati a 600, 800, 1000, 10.000 km di distanza dal nostro primo nido.
  • LE RELAZIONI: Sono nati i voli low cost, il couch-surfing, blablacar e prima ancora gli interRail. Abbiamo amici in Spagna, Olanda, Australia e Stati Uniti. E i nostri compagni delle elementari li sentiamo via whatsapp, Skype, o Facebook.
  • L’AMORE: aspettiamo una persona complice con la quale davvero accompagnarsi nella vita, siamo realisti e temiamo non si possa “campare d’amore” e il nostro angolo cottura nella cucina-ingresso del nostro bilocale non è adatto per seggioloni e biberon.

Ma allora? Abbiamo perso la nostra conchiglia? Abbiamo rinnegato valori, tradizioni d’origine e cultura?

Non credo.

Penso piuttosto che dal concentrato, circolare e chiuso micro-mondo della nostra “casa d’origine”, grazie al progresso, al cambiamento dei tempi, all’innovazione, abbiamo costruito ponti enormi, spalancato finestre su nuovi orizzonti, creato connessioni salde che poggiano su una trama fitta e resistente fatta di interculturalità, emancipazione, conoscenza, scoperta.

Da lenta chiocciola che in una conchiglia mette tutta la propria vita per portarsela dietro nei brevi spostamenti, siamo diventati RAGNO che viaggia leggero e si muove veloce su lunghi fili che si infittiscono, si intrecciano, mutano ad ogni nuova impresa.

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E a volte il ricordo di quel mondo stretto e chiuso ci fa soffocare, ma ci fa anche provare quella nostalgia buona di un tempo che non c’è più.

E altre volte quel senso di sospensione ci fa paura, ma è proprio quello che ci fa correre più veloce.

#7 Bridge the gap a Vienna

A febbraio sono stata a Vienna.

Ero molto emozionata all’idea di rivedere il Danubio, ma in realtà ad accogliermi è stata soprattutto la neve.

Il volo dell’Austrian Airlines Firenze-Vienna che fa “una fermata” a Bologna (ve lo giuro: decolla, dopo 20 minuti atterra a Bologna, fa entrare nuovi passeggeri e riparte), è stato bloccato all’aeroporto Marconi, obbligandoci ad una sosta di oltre due ore all’interno dell’aereo, con la magra consolazione di una bibita e uno snack. La causa?

“A Vienna stanno ripulendo le piste dalla nevicata di questa notte”.

E infatti all’atterraggio la vista era proprio quella di una città totalmente imbiancata.

All’arrivo proprio in centro, invece, c’era una città all’opera: piccoli spazzaneve riempivano di ghiaia i marciapiedi, i commercianti ripulivano l’uscio dei loro negozi, qualcuno munito di pala dissotterrava la propria macchina, etc.

Cose viste da segnalare:

  • Negozio di compra-vendita di giocattoli e accessori usati per bambini: GENIALE!
  • Scaffale di libri ad un angolo di una strada: chiunque può gratuitamente andare a consultarne uno, portarlo a casa, scambiarlo con un proprio libro già letto… INCREDIBILE!
  • Sacche di plastica attaccate ai pali della luce con dentro le copie del quotidiano e alcuni spicci: pensavo fosse il solito distributore di free press e invece si tratta di normale distribuzione del giornale nel quartiere: prendi una copia e lasci gli euro nella sacca, facile no? LASCIA SENZA PAROLE…
  • Cani ovunque: la neve non è un problema né per loro né per i loro padroni che giocano lungo il fiume senza farsi alcun problema.
  • Metropolitana efficientissima: ti porta ovunque e il ticket da 72 ore è davvero conveniente!

Non ho ancora capito dove alloggiava la principessa Sissi, ma in compenso in una pausa-lavoro sono riuscita a vedere la Kunst Haus:

#hundertwasser #wien #vienna

Una foto pubblicata da @serenita_soy in data: 24 Feb 2013 alle ore 08:47 PST

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Vi chiederete: perché mai parla di febbraio, neve, Vienna, in un post di maggio? No, non è perché in questo momento a Firenze ci sono in media 14 gradi! Ecco la spiegazione:

Alle soglie del prossimo meeting del progetto Bridge the Gap in Belgio a giugno, è stato pubblicato il report su Creatività e TIC che racconta l’attività svolta in quella due giorni nella capitale austriaca. Raccoglie infatti i risultati dell’OST svolto tra partecipanti di 12 diversi paesi d’Europa e buone pratiche locali collegate al tema principale. Per me è stato un orgoglio poter portare l’esempio di macramè, un progetto che nasce dalla collaborazione di due giovani designer, Valentina Cangiamila e Cristina D’Apollonio, che riescono a dare nuova vita ad oggetti del passato grazie alla loro creatività e al loro spirito innovativo. Cravatte vintage infatti diventano accessori cerchietti, cinture, collane e raccontano la loro vita su un blog, mettendosi in vetrina su dawanda. com.

macramè

Grazie al partner spagnolo Innovación, Transferencia y Desarrollo, potete respirare l’atmosfera di quei giorni attraverso questo video.

Alla prossima!

#6 Danubio: dalla fine all’inizio

E torno a parlare di ponti…

Già ve ne avevo parlato nel mio post daOVESTaEST, ma che ci posso fare se da ragazza di collina sono finita a vivere in una città col fiume e questa cosa mi emoziona ogni volta che ci penso?

Da qualche mese, causa trasloco, ogni mattino per andare a lavoro parto da Ponte Giovanni da Verrazzano, costeggio Ponte San Niccolò, Ponte alle Grazie e Ponte Vecchio, passo dall’altra parte dell’Arno su Ponte Santa Trinita, ritorno al di qua d’Arno su Ponte alla Carraia… che dire? Grazie Sindaco per questo percorso monumentale che mi inviti a fare ogni giorno!

Ecco: questa settimana, causa lavori su Ponte alla Carraia, ho raggiunto il mio massimo achievement (per dirla in gergo RUZZLE): “Trova sette ponti nel primi 7 minuti” e così si è aggiunto Ponte Amerigo Vespucci, con la sua suggestiva pescaia. A tal proposito vi posso comunicare che @comunefi su twitter risponde in tempo reale con aggiornamenti anche sulla viabilità e tutto ciò che riguarda l’attività da Palazzo Vecchio: ottimo servizio web 2.0 in una P.A. Peccato solo che per ora twitter non sia così tanto utilizzato!

Ora vi starete chiedendo: ma perchè parla dell’Arno se il post cita il Danubio? Ecco infatti! Quindi vi lascio condividendo (sharing) con voi il mio rapporto ravvicinato col fiume per eccellenza più famoso d’Europa: il Danubio.

L’ho conosciuto nella città rumena di Galați, a poche centinaia di km dalla foce del fiume, dove me l’hanno presentanto col nome di Dunărea, ma lì era talmente esteso che sembrava un mare. L’anno dopo l’ho ritrovato a Budapest dove lo chiamano Duna e sono rimasta senza parole alla vista del memoriale delle scarpe … domani invece lo incontrerò sotto le vesti di Donau…

… ah! dimenticavo il ponte: a Vienna vado per il progetto Bridge the gap! 😉

galati

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#5 da ovest a est

Questione di ponti (e) di vista

I miei viaggi di questo mese sono proseguiti con altre due interessanti tappe: Portogallo e Ungheria.

La prima meta è stata Arcos de Valdevez, poi Ponte de Lima e infine Porto. Che dire? Le prime due località sono poco turistiche, ma incantevoli. Ogni volta che mi capita di viaggiare per lavoro e di raggiungere posti fuori dalle destinazioni convenzionali dei tour operator, mi convinco che il bello dei progetti europei è proprio questo: offrire a luoghi meno noti di aprirsi agli altri, di mostrare le proprie ricchezze e arricchirsi a loro volta dell’esperienza altrui.

Nel mio caso l’occasione mi è stata offerta dal progetto Bridge the gap, il cui partner portoghese è di Ponte de Lima. Direi che il titolo del progetto non poteva che essere più azzeccato.

ponti

In Ungheria invece sono andata per il meeting di un gruppo panaeuropeo di Europe Direct d’eccellenza, intento a creare delle linee guida di supporto ai centri di informazione di nuova generazione (a gennaio verrà pubblicata la lista dei nuovi centri ED che lavoreranno in tutta Europa per i prossimi 5 anni).

Il meeting è stato veramente produttivo e stimolante, purtroppo non ho potuto mettere in pratica le interessanti nozioni di questa guida su come fare le foto durante meeting e progetti europei, per cui condivido con voi una foto di Budapest, scattata nel mio breve giro per la città. E’ la vista di questa riva del Danubio che ha dato ispirazione, forza e stimolo al mio lavoro. Ritrae il monumento in memoria delle vittime degli eccidi nazisti nella capitale ungherese.

#budapest

Una foto pubblicata da @serenita_soy in data: 19 Nov 2012 alle ore 04:18 PST

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